Home Calabria L’addio della comunità di Cetraro al testimone di giustizia Silvio Aprile

L’addio della comunità di Cetraro al testimone di giustizia Silvio Aprile

Imprenditore, storico titolare dei “I Mulini”, morto domenica all’età di 77 anni all’ospedale di Bergamo dove era in cura per problemi cardiaci

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CETRARO (Cs) – La comunità di Cetraro ha reso l’ultimo saluto a Silvio Aprile, imprenditore, testimone di giustizia, storico titolare dei “I Mulini”, morto domenica all’età di 77 anni all’ospedale di Bergamo dove era in cura per problemi cardiaci.

Ieri mattina, una folla commossa si è stretta attorno alla famiglia per seguire il rito funebre nella grande chiesa San Benedetto, officiato da don Ennio Stamile, concelebrato con don Giuseppe Fazio, don Guido Quintieri e don Luigi Gazzaneo.

A rendere omaggio all’imprenditore oltre alle massime autorità cittadine e militari erano presenti, tra gli altri, anche il capitano dei carabinieri della Compagnia di Paola, Marco Pedullà, il magistrato Vincenzo Luberto, la consigliera regionale Sabrina Mannarino e il sindaco di Cosenza Franz Caruso.  

Nella lunga omelia don Ennio Stamile che ha raccontato la vita di Silvio Aprile. Un visionario animato dalla passione per il suo lavoro per il quale ha dedicato tutta la sua esistenza, senza mai risparmiarsi, fino alla fine, nonostante le sue precarie condizioni di salute.

Con fatica e sacrifici è riuscito a far diventare “I Mulini” un locale storico, punto di riferimento per i giovani del Tirreno cosentino, che lo affollavano soprattutto negli ’80 e ’90.

Ma Silvio sarà ricordato per essere stato non solo un grande imprenditore nel settore dell’arte pasticcera e della ristorazione, ma anche per il suo coraggio. Il coraggio di ribellarsi alle continue richieste estorsive del clan Muto che stavano mandando in rovina la sua attività denunciando pubblicamente, nelle aule di tribunale durante il processo Azimut, il boss e i suoi gregari facendoli condannare.

Nonostante il pericolo Silvio non ha mai voluto lasciare la sua città e ha continuato a lavorare portando avanti la sua attività, riportata a nuova vita grazie al risarcimento avuto dello Stato per la sua testimonianza e controllata dalle telecamere di sicurezza collegate con le forze dell’ordine.

Silvio Aprile ha segnato un punto di rottura per la città di Cetraro dopo che erano stati consumati delitti come quello di Losardo, Ferrami, De Iudicibus, che non avevano trovato risposte dallo Stato e lui con la sua testimonianza è un esempio di coraggio e di speranza per tutti.

Una vita segnata da un grande dolore per la perdita del figlio Andrea, a soli 20 anni dopo un incidente stradale. Per anni Silvio si è battuto per avere giustizia di quella morte dopo che Andrea fu tolto dalla rianimazione e portato in reparto perché serviva il posto letto, ma senza riuscirci. Una ferita sempre aperta quella di un padre che perde un figlio per la quale non esiste risarcimento.

«Di fronte al male non possiamo non indignarci. Se non si ha la capacità di indignarsi non siamo uomini – ha detto don Ennio Stamile – Silvio si è indignato e ha avuto il coraggio di fare nomi e cognomi. Quei nomi che tutti conosciamo.

É un esempio di persona coraggiosa e libera. Silvio è stato un grande dono per i suoi familiari, per gli amici tutti che lo hanno conosciuto. Non facciamo che questa morte sia solo un’occasione importante di preghiera, ma sia un’occasione per incoraggiare tutti quanti noi a seguire il suo esempio, il suo coraggio, la sua indignazione contro la rassegnazione».

La lettura dei messaggi di cordoglio dei nipoti di Silvio  hanno commosso la platea che ha risposto con un grande applauso: «Sei stato un uomo generoso, libero, amico di tutti – ha detto suo nipote carabiniere – Hai lottato sempre per trovare giustizia per Andrea, per lasciare un segno di legalità a questo paese. Ciao Zio e grazie per avermi insegnato a non piegare la testa e a essere libero. Questo paese non potrà dimenticarti per tutte le tue qualità e qualcuno, caro zio dovrebbe avere il coraggio di imitarti».

«Ti immagino sereno tra le braccia di tuo figlio, zio Andrea – la nipote Silvia – che tanto desideravi incontrare dopo trenta lunghi anni. Con te oggi porti via un pezzo del mio cuore. Ci ameremo per sempre. Ora vola libero te lo meriti. Un giorno ci rincontremo e sarà bellissimo».

fiorellasquillaro@calabriainchieste.it

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